Pagina:Fior di Sardegna (Racconti).djvu/60

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visione, cullata dal mare di argento e di smeraldo, vagante sotto il cielo pallido e ardente, Lara che Nunzio adorava.

I minuti passavano; la barca volava fra i trilli argentini del riso delle bambine e la cantilena stanca e monotona del marinaio: già in lontananza appariva, il profilo nero dello stabilimento, e Nunzio non aveva detto ancor nulla. Ad un tratto i suoi occhi si spalancarono, lucenti di febbre e di amore; stese un braccio sulla sponda della barca, dietro le spalle di Lara, e, più che dette, gli uscirono singhiozzate dal petto balzante queste parole:

— Lara... Lara... perchè tace? Non si accorge più di nulla?...

Lara, nel sentirsi sfiorare le spalle dal braccio di Nunzio, nel sentirsi chiamata da lui e senza il noioso ed eterno «signorina,» trasalì vivamente, come desta da un sogno.

— Penso! — rispose con un sorriso meno vago e fugace.

— Pensava... A che? Forse al suo fidanzato lontano?

— Non ne ho, io, di fidanzato, signor Nunzio...

— A che pensava adunque?...

— Oh, bella, — rispose Lara, alzando sul giovine i suoi grandi occhi pensosi, — e lei, a che pensava? — Chinò lo sguardo, perchè Nunzio la magnetizzava.

— Io! — disse lui tristamente. Ah, se sapesse, Lara, se sapesse!...

Lara non rispose, Nunzio proseguì: — Se sapesse! Forse lei è curiosa di saperlo, non è vero? Ebbene, se mi promette di dirmi ciò che pensava lei, le dirò ciò che pensavo io...

— Sì! — rispose Lara, ma quasi instintivamente.

Nunzio le si avvicinò di più e bruciandole la guancia col suo alito ardente, le susurrò: — Pensavo a te. Lara, a te che adoro!...

La fanciulla sussultò di nuovo; il suo coricino cominciò a battere forte, forte, forte e un’ebbrezza mai più provata, un’ebbrezza di cielo le confuse la mente; tutto le girava intorno, il mare, da cui esalava un profumo di viole, le montagne bianche alla luna, i cui castelli cantavano romanze di amore, i cui castellani non erano più biondi,