Pagina:Fiume Arno entro Firenze.djvu/29

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naturale disposizione rivolte a quella parte, ritengo che il maggior corpo delle acque, specialmente in istato di piene ordinarie passando al di fuori dell’ostacolo che egli invece di eliminare protrarrebbe per braccia quattro, potesse disporre le ghiare a depositarsi dietro di sé alla sua estremità (che che egli ne dica in contrario), e ciò tanto più, in quanto che alla distanza di braccia 160 circa da detta sua estremità, il muro, o spalla d’Arno forma un angolo sporgente in modo, che tirata una linea dal suo vertice parallelamente alla parete sinistra del canale da lui proposto in luogo di una parte dello scalo, ne investirebbe a mezzo la luce; quindi in tempo di acque ordinarie dubiterei che l'acqua diretta per quel canale avesse forza sufficente da torre, e sgombrare davanti a sé le materie che un precedente maggior volume di acque vi avesse depositate. E posto ancora che questo avvenisse, io credo che da quell’angolo (punto di sbocco del fognone dei Castellani) in poi, le materie si addosserebbero alla parete di seguito, e l’arresto di esse avrebbe luogo fino al di sotto della destra luce del Ponte Vecchio, come si osserva anche di presente. Ed in questo caso qual vantaggio avremmo ottenuto? Lo stato poco felice, anzi impedito delle fogne da quell’angolo fino al di là di detta luce sotto corrente rimarrebbe quale è di presente, e ne peggiorerebbero le condizioni coll’andare del tempo.

Questo inconveniente unito a quelli che la presenza di un corpo avanzato nel fiume, induce sovente sulla disposizione del greto che gli succede credo che debba