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Più dell'uomo, la signora soffre anche delle imperiose costrizioni della vita d’albergo.

All'hotel non è ammesso il negligé: bisogna uscir di camera già in toeletta, come si esce in istrada, il corridoio di un albergo essendo un passaggio non meno pubblico di una pubblica strada.

Bisogna scendere per la colazione in tailleur e col cappello; per il pranzo in toilette habillée se non si vuol giungere fino al décolleté.

E occorre essere puntuali e mostrar sempre un viso sereno, e nascondere sotto la maschera del saper vivere i crucci, il malumore, il malessere, anche, essendo assai di cattivo gusto il sentirsi male, all'hotel.

Ebbene, dal punto di vista di tutte codeste imposizioni, e, appunto per tutte queste necessità, la vita d’albergo diventa eminentemente educativa. L’obbligo di curare la toeletta, di essere puntuali, di mostrarsi gentili, d’avere un carattere uguale, di superare la fatica, e il malessere, impedisce di fossilizzarsi moralmente e materialmente, impone un’osservanza rigorosa su se stessi, che si traduce in mille piccoli sacrifìci, dà P abitudine della mortificazione, che