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324 caos del triperuno


conforto ritrovare. Deh! non sai tu quello che indice Iddio per bocca del profeta: che dobbiamo lasciare stare i Cristi suoi? Perché dunque tu gli tocchi, perché gli mordi, perché non gli lasci stare?

Rispose l’asino con un mal viso e disse: — Se temessi io il bastone e le busse piú che Iddio, io mi tacerei, né sarei mai oso di dire la veritá. Ma perciò che io sono disposto, dove a Dio non dispiaccia, morire, se mi fia di bisogno, non ho paura di confessare e dire il vero. Né perché io dica la veritá, si debbono essi reputare essere offesi da me, se veramente discepoli sono e servi o amici di Cristo, il quale, come egli di se medesimo fa vera testimonianza, è essa prima veritá e cagione d’ogni nostra veritá. Io non mordo loro, io non gli tocco né pungo; io lascio stare, anzi riverisco e temo i veri Cristi e sacerdoti e regi. [«Quid faciet sub tunica poenitentis regius animus? qui alios vult regere, alios iudicare et a nemine regi et a nemine iudicari?». Hieronimus.] Io favello di quelli che vogliono essere creduti buoni pastori e vogliono essere commendati e riveriti, li quali nel vero sono mercenari e prezzolati, che a prezzo temporale e vilissimo pascono le pecore di Cristo e sono per avventura affamati lupi; ché a li buoni e veraci pastori e santi prelati de la Chiesa convenevole cosa è, anzi necessaria, a fargli ogni onore il piú che noi gli possiamo. Sí che giusto sdegno mi sospinge a biasimare la lorda e malvagia vita de li mali cherici e rettori de la Chiesa. Né può l’animo mio sofferire di vedere quelli cavalcare con tanta pompa e compagnia, quanta mai non si vide in Campidoglio ne gli vittoriosi trionfi de li romani, nel tempo che avevano in mano il freno e ’l governo de tutte le provincie e de le genti barbare, le quali di dí in dí soggiogano i nostri dolci paesi, togliendoci oggi una cittá e domani l’altra, ed or questo castello ed or quell’altro, e temo che in brieve non ci togliano le persone. Cristo cavalcò una sol volta sopra l’asino, ma gli soi discepoli trionfalmente a le piú volte si fanno portare dove a piè andare devrebbono.

— Non hai tu — disse Liberato — di ciò troppo da rammaricarti e da dolerti, che dove una fiata portasti sopra gli omeri tuoi il nostro Signore, leggerissimo e soave peso, ne la santa cittá di Ierusalem, ora ti converrebbe portare i suoi vicari e suoi