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ultime lettere di jacopo ortis 261


voce cattedratica «ricca, scelta», io sto lí lí per dargli una solenne mentita. Se le umane frenesie, che col nome di «scienze» e di «dottrine» si sono scritte e stampate in tutti i secoli e da tutte le genti, si riducessero a un migliaio di volumi al piú, e’ mi pare che la presunzione de’ mortali non avrebbe a lagnarsi... E via sempre con queste dissertazioni.

Frattanto ho preso a educare la sorellina di Teresa: io le insegno a leggere e a scrivere. Quand’io sto con lei, la mia fisonomia si va rasserenando, il mio cuore è piú gaio che mai, ed io fo mille pazzie. Non so perché, tutti i fanciulli mi vogliono bene. E quella ragazzetta è pur cara! Bionda e ricciuta, occhi azzurri, guance pari alle rose; fresca, candida, paffutella... pare una Grazia di quattr’anni! Se tu la vedessi corrermi incontro, aggrapparmisi alle ginocchia, fuggirmi perch’io la siegua, negarmi un bacio e poi improvvisamente attaccarmi que’ suoi labbruzzi alla bocca! Oggi io mi stava su la cima di un albero a cogliere le frutta: quella innocente tendeva le braccia e, balbettando, pregavami che «per caritá non cascassi».

Che bell’autunno! Addio Plutarco! sta sempre chiuso sotto il mio braccio. Sono tre giorni ch’io passo la mattina a colmareun canestro d’uva e di persiche, ch’io copro di foglie, avviandomi poi lungo il fiumicello; e, giunto alla villa, desto tutta la famiglia cantando la canzonetta della vendemmia.

12 novembre.

Ieri, giorno di festa, abbiamo con solennitá trapiantato i pini delle vicine collinette sul monte rimpetto la chiesa. Mio padre pure tentava di fecondare questo sterile monticello; ma i cipressi, ch’egli vi pose, non hanno mai potuto allignare, e i pini sono ancor giovinetti. Assistito io da parecchi lavoratori, ho coronato la vetta, onde casca l’acqua, di cinque pioppi, ombreggiando la costa orientale di un folto boschetto, che sará il primo salutato dal sole, quando splendidamente comparirá dalle cime de’ monti. E ieri appunto il sole, piú sereno del solito, riscaldava l’aria irrigidita dalla nebbia del morente autunno. Le villanelle