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270 vi - commento alla «chioma di berenice»


religione Omero, quel maestro di Alessandro, fu detto «padre delle arti belle», e l’Iliade fonte di tragedie; ed ebbe egli quindi gloriosi discepoli in Grecia, seguiti poi da que’ latini, che noi onoriamo come maestri della poesia. Uno de’ discepoli di Omero è Callimaco, sí onorato da’ letterati dell’aurea latinitá1 e degno spesso della imitazione di Virgilio2. Del poemetto, a cui s’hanno a riferire questi principi, appena abbiamo pochi avanzi rosi dagli anni: ma la traduzione di Catullo ci serba un alto monumento di quel poeta. Considerandolo, si troverá pieno di quel mirabile richiesto alla poesia, perché è fondato su la religione degli egizi e sull’autoritá di un astronomo illustre. Questo mirabile non è, come gl’incantamenti de’ romanzieri, vòto di effetto; ma fa piú salde le fondamenta dello Stato, convalidando l’opinione popolare, che una delle madri de’ regnanti sia diva compagna di Venere3. Dalla metamorfosi della Chioma trae campo per istituire un novello culto, celebrato dalle vergini vereconde e dalle spose pudiche4. Troppo ho scritto, e piú forse ch’io non voleva, onde mostrare il mirabile di Callimaco; ma mi ha tratto fuor di cammino il desiderio di dire quello

che ho portato nel cor gran tempo ascoso5,


da poi che vedo le greche e le latine lettere soverchiate in Italia dagl’idiomi d’oltramonti, e mal governate da’ pedanti, cicale pasciute non d’attica rugiada, che indegnamente le insegnano.

  1. Catullo, carm. lxiv, verso 16; Orazio, lib. ii, epist. ii, verso 99; Properzio, lib. ii, eleg. xxiv, verso 31; Id., lib. iii, eleg. i; Id., ibid., eleg. vii, verso 43; Ovid., Amorum, lib. I, eleg. xv, verso 13; Remed. amor., verso 759; Tristium, lib. II, verso 363; In Ibim, verso 53; la quale poesia imprecativa Ovidio imitò da Callimaco.
  2. Paragona il principio dell’Inno ad Apollo col verso 90 e seguenti dell’Eneide, lib. iii, e col verso 253 e sg., lib. vi. Inno in Diana, verso 56 e sg. con l’Eneide, lib. viii, verso 415. Altre imitazioni vi saranno ch’io non so, e molte piú forse ve n’era da’tanti libri perduti di Callimaco. *Vedi l’epigramma sul cacciatore che sdegna la preda giá fatta e insegue la fuggitiva, non giá imitato, ma tradotto con le stesse circostanze e tolto di pianta da Orazio a Callimaco, nella satira ii, libro 1. vers. 105 e sg.*
  3. Considerazioni al verso 54 (Considerazione IX).
  4. Id. al verso 79 (Considerazione XIII )
  5. Petrarca.