Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/283

Da Wikisource.

inno terzo. 265

Gareggianti di tinte, e sul telajo
200Pioveale a Flora1 a effigïar quel velo:
E più tinte assumean, riso e fragranza,
E mille volti dalla man di Flora.
E tu, Psiche, sedevi, e spesso in core,
Senza aprir labbro, ridicendo: «Ahi, quante
205Gioje promette, e manda pianto Amore!»2
Raddensavi col pettine la tela.
E allor faconde di Talia le corde,
E Tersicore Dea, che a te dintorno
Fea tripudio di ballo e ti guardava,
210Eran conforto a’ tuoi pensieri e all’opra.
Correa limpido insiem d’Erato il canto
Da que’ suoni guidato;3 e come il canto
Flora intendeva, si pingea con l’ago.
     «Mesci, odorosa Dea, rosee le fila;
215E per te in mezzo il sacro vel s’adorni
Della imago di Psiche,4 or che perfetta
Ha la sua tela e ti sorride in viso.
Mortale nacque, e son più care in cielo
Sue belle doti; e se a noi canta o danza,
220Se mesta siede o amabile sospira,
Se talora alle fresche onde eliconie
Gode i puri lavacri, atti e parole
D’una venusta immortal luce abbella.
Segga e carezzi il fanciulletto figlio5

  1. 200. La Dea de’ fiori abbellisce di ricami il velo di Minerva, perchè la vera sapienza, lungi dall’avere a schivo il Bello, lo ha caro invece, e se ne fregia. Circa ad Iride, vedi la nota al v. 162 dell’Inno I.
  2. 203-5. La favola di Psiche fa narrata distesamente da Apuleio (vedi Asino d’Oro, lib. 4 e 5), o ne sia stato egli l’inventore, o l’abbia raccolta dalle greche tradizioni. È una leggiadra allegoria delle varie vicende dell’anima umana che riman presa d’Amore. Con profondo senso il Poeta mostra Psiche, ossia l’anima, artefice primiera del mistico velo che la Sapienza ci dona a schermo delle tempeste della vita;
    Chè sovente addivien che il saggio e il forte
    Fabro a sè stesso è di beata sorte.
  3. 208-13. La Musa della danza opportunamente applaude co’ suoi tripudj alla formazione del Velo, perchè la danza fu sacra presso gli antichi, come quella che conferisce alla sanità, e rallegra lo spirito. — Anco nelle ceremonie religiose danzavasi sempre al suono di qualche stromento accompagnato dai canti. Quindi Erato, la Musa delle affettuose canzoni, ed accompagna il rito, e governo cantando il magisterio di Flora.
  4. 216. Psiche, secondo Apuleio, fu figlia di un re; e per la sua bellezza e per le altre amabili doti fu sposa ad Amore, che le impetrò da Giove la immortalità.
  5. 224-6. È Arpocrate dio del silenzio, che si rappresenta sotto la sembianza di un fan-