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Addentrarsi la nolle, avea fomento
Tolto all’estreme parti; allor le doglie
Fiere prendeano ascelle, e braccia, e polpe.
Che la tabe, com’era entro alle vene
340E i nutritivi umori avea macchiato,
A separare il mal Natura avvezza
Fuor dal corpo spignea la parte infetta,
E perchè tarda per crassizie ell’era,
Tenace e lenta uscendo, s’attaccava,
345Nè poca, ai membri ed ai lacerti esangui:
Stesa ai nodi indi fiero un duol recava.
Pur più presta ad uscir la sottil parte
Feria la prima cute, e i membri estremi.
Tosto invadean pustule informi il corpo,
350E fean turpe la faccia, orrendo il petto.
Nuova specie di mal; punta di ghianda
Rassembrava la pustula, di crassa
Marcia rigonfia, ch’indi a poco rotta
Molta sanie grondava, e muco, e tabe.
355Ch’anzi scavando, e con celarsi in fondo,
Poscia miseramente i corpi, e spesso
Arti di carne brulli, e squallid’ossa
Io stesso vidi, e bocche in sozzi modi
Squarciate, che metteano un fil di voce.
360Come stillar dall’umida corteccia
Suol ciriegio o di Fille il tronco infausto
Pingue licor, che in lenta gomma indura:
Suole così da questa peste un muco
Correr pel corpo, che s’addensa in callo,
365Onde alcun, sospirando il fior degli anni
E sua beltà, visti con guardo bieco
I membri informi, e il gonfio viso, i Numi
Misero! chiamò spesso e gli astri crudi.
Dolci sonni notturni intanto lassi
370Tutti traeano gli animali in terra;