Pagina:Fracastoro - La sifilide.djvu/81

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Ditelo voi vitifere colline
Ai tumulti non use, ove il Retrone
Ameno scorre, e al mar con piene corna
Tendendo, all’onde Euganee unirsi affretta.
445O Patria a lungo lieta, e a lungo in pace
Più ch’altra mai, santissima di Numi
Stanza; o Patria d’eroi feconda e d’auro,
Per pingui campi, e d’Adige e Benaco
Per l’onde altera, i mali tuoi ridire
450Chi potrà mai? Chi ai dolor nostri i detti
Far pari, e all’onte ed ai comandi iniqui?
Copri il capo Benaco, e in te l’ascondi,
Nè più rigar, già Dio, fastosi allori.
Ed ecco, quasi che lagrime a noi
455E mancassero guai, fra tanti lutti,
Ecco del Lazio quella speme, e quella
Speme di Palla estinta: al sen rapito
Te delle Muse per morte crudele
D’anni in fior te vedemmo ANTONIO-MARCO,
460Del Benaco sepolto in su l’estrema
Riva, cui bagna la Sarca sonante.
Te dell’Adige piansero le rive:
Te chiamar l’ombre di Catullo, e nuova
Intesero dolcezza i patrii boschi.
465Il Re Franco di guerre allora empiea
L’opima Italia, a fren stretta Liguria,
Mentre Cesare altrove a ferro e a foco
Mettea gli Euganei, e il Sil placido, e il Carno
Ribelle, e il Lazio tutto era nel pianto.