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proverbio greco, pianse forse ne’ canti la morte immatura (Zenobio, Proverbii, III, 3).

VII. — Del costume ebbe accusatori moltissimi, difensori pochi: i quali, s’io ben veggo, non isgarano gli altri. Quantunque mi garrisca Seneca (Lett. LXXXVIII), il quale tra le frivole quistioni ventilate ne’ suoi quattromila volumi da Didimo Grammatico mette questa: «an Sappho publica fuerit; et alia quae erant dediscenda, si scires;» e quantunque all’orecchio mio mormori Saffo medesima

Non toccar la melma! (Framm. LXXXI)

io, per debito di narratore veridico, non posso, come vorrei, tacermene. I biografi più amici a lei sostengono che l’incolpazione di τριβάδα, accolta generalmente ab antico, né cancellata forse dall’apologia di Federico Teofilo Welcker, pigliasse fondamento dalle calunnie di Carasso e Rodopide, aspreggiati dalle poetiche invettive della Nostra; e d’Alceo, furioso per l’amore non ottenuto; e che le calunnie ripetessero e propagassero, trafitte da invidia, l’emule femmine ed anco le discepole. Nonpertanto Saffo (seguono gli avvocati suoi) perseverò continovo a studiare e insegnare; e solo talvolta la sconoscenza delle diffamatrici