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98 CAPITOLO III

disegni — evidentemente d’artista più arcaico — possano aver appartenuto a Leonardo, tanto più che sembra che essi provengano da Vaprio d’Adda (1).

Ma è sopratutto nei disegni di figure che furon messi a corredo del Trattato della pittura che l’ispirazione dall’antico è evidente. I nudi classici, l’Ercole, il gruppo di Ercole che solleva Anteo (nonostante la geniale concessione pittorica di quella pelle leonina gettata negligentemente sul tronco d’albero) furon disegnati avendo sott’occhio marmi classici noti. La loro evidente classicità non è diminuita nemmeno attraverso le traduzioni di gusto settecentesco ma buone delle copie di G. B. Venturi nei manoscritti della Biblioteca di Reggio Emilia.

Per tornare al motivo del gruppo del cavaliere sull’animale impennato col vinto a’suoi piedi, par certo che Leonardo avesse modo di osservarlo, tal quale, in molteplici esempi certamente noti fin dal 1481 a Firenze o conservati nelle stesse collezioni medicee. Non è facile oggi precisare quali, fra le molte sculture del Museo Archeologico di Firenze in cui ritorna quel gruppo, provengano dalle collezioni dei Medici. Certo il motivo figura in urne e bassorilievi etruschi e romani (p. es. nei n. 65, 79, 115, 117, e, con lievi varianti, nei n. 5797, 5798, 137, e, pei soli cavalli impennati nell’atteggiamento prescelto dal nostro, nei n.’ 80, 114, 2249, 2252, 884, nella bella terracotta frontonale decorativa n. 4932, ecc., di quel Museo) come figura in gemme, cammei, monete classiche. In una gemma illustrata, fra l’altre, dal Biénkowsky il

gruppo è talmente somigliante a quello dei disegni vinciani



  1. C. Vicenzi, Di tre fogli quattrocenteschi di disegni dall’antico, in «Rassegna d’Arte», gennaio 1910.