Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/151

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capitolo x 145

     Altramente il superbo ovver l’avaro
65estima alcuna cosa, ed altramente
l’animo buono e di vertú preclaro.
     E secondo l’etá cosí la gente
credon le cose, ed altramente estima
chi porta l’odio che chi d’amor sente.
     70La puerizia ovver l’etade prima
errando crede che solazzo e gioco
tra tutti i ben sovran tenga la cima.
     E, poiché quell’etá tramuta loco,
dietro all’amor ne va l’adolescenza,
75e i ludi giá passati estima poco.
     Nell’etá terza, c’ha piú conoscenza,
reputa i giochi e l’amor esser vano,
e solo estima onore ed eccellenza.
     Poi nella quarta etá dal capo cano
80s’avvede ch’ogni etá era ingannata,
e pone all’avarizia allor la mano.
     Se, quando è su la morte, addietro guata,
il cammin della vita, il qual è ito,
gli pare un’ombra o cosa non mai stata.
     85Svegliasi quando del mondo è partito,
e vede ciò c’ha tempo esser menzogna,
rispetto all’eternal, che è infinito.
     Sí come spesso avvien, quando alcun sogna,
che, mentre dorme, gli par manifesto
90aver dell’oro in man quanto bisogna,
     e, quando torna in sé e ch’egli è desto,
e’ qui si scorna e dice nel suo core:
— Oimè! oimè! perché non fu ver questo?—
     cosí l’anima umana, quando è fuore
95della sua carne, allor ella comprende
che il mondo è sogno, e conosce il suo errore.
     Iti eravamo omai quanto si stende
quell’ampia valle, e noi trovammo un colle,
che ben duo miglia su da alto pende.