Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/160

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154 libro secondo

     Cosí han questi, di paura oppressi,
gli archi di contra e però stan tremanti
30che sassi e dardi non percuota ad essi.
     Per dar lor piú timor, al volto innanti
discorrono i Mal sogni e ’l Mal presaggio,
l’upupa, il gufo e ’l corvo con lor canti.
     Su per la strada era il nostro viaggio,
35e trovai Fleias ch’era qui il primaio
del gran timor con pallido visaggio.
     — O Fleias,— dissi io,— che a tanto guaio
se’ posto qui e tremi vieppiú forte
che ’l vecchio can nel freddo di gennaio,
     40Apollo ha posto te a cotal sorte
per tua superbia e di te fa vendetta,
che ’n sempiterno questo tremor porte.
     Assai è minor pena a chi suspetta
solo in un punto ricever il duolo,
45che sempre temer l’arco e la saetta;
     ché ’l timor seco mena grande stuolo
d’assalitori, ed ognuno il cor punge:
adunque è meglio aver un colpo solo.
     Per darti piú timore ancor s’aggiunge
50all’arco il sasso, e temi che non caggia
e non ti fiacchi il capo, quando giunge.
     — Nel mondo, ove tu sal’ di piaggia in piaggia
— rispose,— proverai simil doglienza,
se vi pervieni colla scorta saggia.
     55Lí vederai tu il don di provvidenza
farsi una lima che se stessa rode,
di mille casi avversi c’ha ’n temenza.
     E vedrai le ricchezze non far prode:
tanto di povertá il timore affligge,
60che ’l possessor di lor lieto non gode.
     Che giova all’uom la vita, se l’effigge
dell’orribile morte ognor l’accora
e sempre di paura lo trafigge?