Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/29

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capitolo iv 23

     E ’n mezzo la pianura, ch’io descrivo,
era una quercia smisurata e grande
e sempre verde quanto verde olivo;
     e li suo’ rami in quella valle spande,
li quai son tutti di rosso corallo,
105ed ha zaffiri in loco delle giande.
     E tutto il fusto è come un chiar cristallo,
e sotto terra ha tutte sue radice,
come si crede, del piú fin metallo.
     Per farlo adorno e mostrarlo felice
110vi cantan tra le fronde mille uccelli,
e lodi di Diana ciascun dice.
     Sul verde prato tra’ fioretti belli
vidi migliaia di ninfe ire a spasso
con le grillande in sui biondi capelli:
     115e per le coste giú scendere abbasso
fauni vidi e satiri e silvani,
che alla festa al pian movean il passo.
     Dietro son bestie ed hanno visi umani;
e son chiamati dèi di quelli monti
120e di quegli alpi sí scogliosi e strani.
     E naide v’eran le dèe delle fonti,
e driadi v’eran le dèe delle piante,
che hanno i membri agli arbori congionti.
     Con le grillande vennon tutte quante
125giú nella valle a far festa a Diana;
e poi che funno a lei venute avante,
     s’enginocchioron su la valle piana;
e fengli offerta sí come a signora,
e cantando dicean:— O dea sovrana,
     130benedetta sii tu in ciascun’ora,
e benedetti li fonti e li boschi,
dentro alli quai tua deitá dimora.
     Le fère venenose e c’hanno toschi
non vengan nelli lochi dove stai,
135né cosa, che dispiaccia, mai conoschi.