Pagina:Fusinato - Poesie patriottiche, 1871.djvu/11

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AL LETTORE


Nei primi entusiasmi patriottici della rivoluzione del quarantotto, Giuseppe Giusti soleva dire, scrivendo agli amici, che non erano più quelli i tempi di satira, perchè le campane non suonavano più a morto. Le fervide gioie del riscatto imminente, la guerra che si stava per intimare all’Austria, la santa concordia che pareva stringesse in un abbraccio comune tutte le provincie d’Italia, facea sì che il flagello della satira dovesse riporsi in un cantuccio di casa, e soltanto gl’inni della nazione che domandava libertà e armi dovessero echeggiare nell’aria commossa.

Anche il Giusti, come la più parte de’ contemporanei, sentì l’ebbrezza di quei giorni,