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212 dell’albicocco.

tificando soltanto sull’estremità, e l’assieme della pianta prenderebbe una forma poco regolare e troppo estesa. Se invece il ramo della figura 251 si tagli in A, i fiori a e b fruttificano, e nel medesimo tempo l'umore trattenuto in basso fa sviluppare la gemma da legno d, la quale produrrebbe un nuovo ramo da frutto come lo rappresenta la figura 253. Allora il ramo da frutto B è troncato in a, ed il nuovo ramo da frutto A vien tagliato in b per ottenere i medesimi risultati. Sul ramo conservato poi non si mantiene che un sol germoglio d (fig. 251) allo scopo di facilitare la successiva sostituzione di nuovi rami. Se si volessero conservare tutti i germogli avrebbesi certamente una confusione.

Queste norme che sono indispensabili alla formazione e conservazione della spalliera, riescono parimenti utili all’albicocco allevato all’aperto, onde non si spogli soverchiamente di rami fruttiferi in basso, ed anche per mantenergli una certa qual regolarità di forma, ed avere un egual prodotto di frutti ed una meno estesa e lontana projezione di ombra.

Cionondimeno l’albicocco, ed in ispecial modo quello che fu maggiormente regolato col taglio, dopo 20 anni circa comincia a deperire, facendosi sempre più lento il corso degli umori lungo i rami che intristiscono per non poter sviluppare comodamente le gemme legnose. La corteccia s’indurisce, geme gomma dai tagli recenti e vecchi, e la circolazione riesce sempre più difficile. Le diramazioni superiori deperiscono, e soltanto nella parte più bassa e centrale sorgono dei rami succhioni. Allora è bene ringiovanire la pianta, tagliando le parti intristite, e rifacendo la pianta coi detti rami succhioni.

Il raccolto delle albicocche si fa nello stesso modo di quello delle pesche. Non possono conservarsi fresche, ma si fanno essiccare dividendole in due e levandone il nocciuolo. Coll’essiccamento l’albicocco perde 5/6 del proprio peso.

La malattia più comune all’albicocco è la gomma.