Pagina:Gaetano Cantoni - Trattato completo di agricoltura, 1855.djvu/274

Da Wikisource.

del pero. 269

disse delle uve e delle poma, così anche del pero si facessero tabelle in colore e grandezza naturale, con qualche foglia unita cui si applicasse un nome accettato e riconoscibile da tutti una volta per sempre. Intanto noi possiamo dividere le pera in precoci e tardive; in quelle che si mangiano appena colte dalla pianta, quali sono le precoci estive e del principio d’autunno, ed in quelle si mangiano dopo un tempo più o meno lungo dal loro raccolto, quali sono quasi tutte le qualità tardive dell’autunno, e che si dicono anche invernenghe.

Il terreno adattato al pero deve essere alquanto calcare e più profondo di quello che richiedasi pel pomo. Il concime non è strettamente necessario se non nel semenzajo, nel vivajo, e nel momento dell’impianto; in seguito le cure che si prestano al sotto suolo bastano a mantenere la pianta in buona vegetazione.

Il pero si propaga per semi e per barbatelle, o per innesto fatto sul cotogno, sullo spino bianco e sul nespolo. Il miglior metodo è quello di propagarlo per semi, perchè quantunque le piante così ottenute riescano selvatiche e richiedano l’innesto, pure sono sempre le migliori per vigore e durata, e perchè non è necessario rimondarle dai numerosi polloni che sorgerebbero dal pedale. Gioverà quindi il conservare i migliori acini o granelli delle migliori pera che si mangiano nelle differenti stagioni, per seminarle alla fine dell’inverno in terra ben lavorata e concimata, in linee distanti 0m,15 diradando a 0m,10 le pianticelle appena nate sulla stessa linea, conservando possibilmente le più vegnenti. Per due anni si lascia la pianticella nel vivajo, rimondandola dai rametti laterali, e mantenendo la terra sofice e netta dalle cattive erbe. Dopo due anni si prepara la terra pel vivajo, ove si pianteranno alla fine del verno, colle solite precauzioni, ed alla distanza di 0m,60 per ogni verso. Nella primavera del secondo anno di vivajo s’innestano al piede a spacco con due marze o con una sola, secondo la grossezza del giovane tronco; alcuni fanno quest’innesto anche nel novembre, e se nella primavera vegnente vedono che sia deperito, lo rinnovano più in basso. Altri lo innestano anche ad occhio dormiente nell’autunno. Il modo più sicuro però è quello a spacco. Le piante selvatiche che abbiano già un grosso tronco s’innestano in alto. Nel terzo anno di vivajo si taglia via la marza che ha prodotti i rami meno vigorosi, e se ne conserva un solo, ed il più