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292 libro quinto


luogo; e il fondamento dell’un contratto e dell’altro è l’egualitá del vero intrinseco valore. Tanto è ciò vero, che talora nel cambio il danaro presente vai meno del lontano, e dicesi «cambio di sotto al pari»; e le carte rappresentanti il danaro, che a buon conto non son altro che danaro futuro, molte volte han valuto piú del contante, e questo di piú è detto «agio».

Ecco che ora si scuopre come tutto il falso de’ sentimenti di Nicolò Broedersen nasce da idee false e da cattivo uso delle parole; e tutta quella sembianza di vero, che vi traspare, sta nascosta in una veritá mal ravvisata. È stato errore chiamar «lucro» e «prò» del danaro ciò ch’è riempimento del mancante, posto per pervenire all’egualitá. Ogni lucro, o grande o piccolo, dato dal danaro, di sua natura infruttifero, è biasimevole: né si può dir frutto delle fatiche, poiché le fatiche son fatte da chi prende in prestanza, non da chi dá. Ma, dove è egualitá, non è lucro; e, dove il prezzo intrinseco è magagnato e scemato dal rischio e dall’incommodo, non si può dir lucro il riempirlo. Falso pensiero è poi ed abominevole di lui e de’ suoi seguaci trovar disparitá tra ’l povero e ’l ricco, e confonder la giustizia colla compassione. Il giusto si può a ragione domandare e pretender del pari dal piú ricco e felice che dal piú sfortunato: l’ingiusto non si può pretender da alcuno. Né chi rende altrui sua ragione, ha da entrare a correggere le disposizioni della provvidenza e compartire diversamente, colla debolissima opera sua, la prosperitá e la miseria, essendo la povertá piú frequentemente generata da’ vizi che dalle sventure.

Per contrario molti teologi, avendo benissimo definita l’usura e il mutuo, hanno poi mal intesa la definizione loro medesima. «Usura» è quel lucro che si riceve oltre la sorte in virtú del contratto del mutuo. Giustissima definizione; e chiunque (come molti recenti non cattolici han fatto) vorrá variarla, e dire che il mutuo non gratuito non è mutuo, e allora il suo frutto non è usura, scherzerá sulle parole, non meno empiamente che senza utilitá: perocché a Dio non v’è arte né mezzo da imporre; agli uomini non v’è necessitá. Sono state