Pagina:Galilei - Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze - 1638.djvu/19

Da Wikisource.
10 Dialogo Primo

maggior chiarezza ce lo figureremo essere una cordicella: non è dubbio, che premendo gagliardamente i due Cilindri l’uno contro all’altro, la corda fe, tirata dall’estremità f, resisterà à non piccola violenza prima che scorrere trà i due solidi comprimentila: mà se rimuoveremo l’uno di loro, la corda, benche continui di toccar l’altro, non però da tal toccamento sarà ritenuta, che liberamente non scorra. Mà se ritenendola benche debolmente attaccata verso la sommità del Cilindro a l’avvolgeremo intorno à quello à foggia di spira aflotr, e dal capo r la tireremo: è manifesto, che ella comincerà à stringere il Cilindro, e se le spire, e volute saranno molte, sempre più nel validamente tirare si comprimerà la corda addosso al Cilindro: e facendosi con la multiplicazione delle spire più lungo il toccamento, et in consequenza men superabile, difficile si farà sempre più lo scorrer della corda, e l’acconsentir alla traente forza. Hor chi non vede, che tale è la resistenza delle filamenta, che con mille, e mille simili avvolgimenti il grosso canapo contessono? Anzi lo strignimento di simili tortuosità collega tanto tenacemente, che di non molti giunchi, nè anco molto lunghi, si che poche son le spire, con le quali trà di loro s’intrecciano, si compongono robustissime funi, che mi par che domandino suste.

Sagr. Cessa per il vostro discorso nella mia mente la maraviglia di due effetti, de i quali le ragioni non bene erano comprese da me. Uno era il vedere, come due, ò al più tre rivolte del canapo intorno al fuso dell’Argano potevano non solamente ritenerlo, che, tirato dall’immensa forza del peso, che ei sostiene, scorrendo non gli cedesse, mà che di più, girando l’Argano il medesimo fuso col solo toccamento del canapo, che lo strigne, potesse con li succedenti ravvol-


gimenti