Pagina:Galilei - Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze - 1638.djvu/22

Da Wikisource.

del Galileo. 13

senza repugnanza veruna si separerebbero, già che il medesimo instante di tempo basterebbe per la loro separazione, e per il concorso dell’aria ambiente à riempier quel vacuo che tra esse potesse restare. Dal seguir dunque che fa l’inferior lastra la superiore, si raccoglie, come nel vacuo il moto non sarebbe instantaneo. E si raccoglie insieme, che pur tra le medesime piastre resti qualche vacuo almeno per brevissimo tempo, cioè per tutto quello che passa nel movimento dell’ambiente mentre concorre à riempiere il Vacuo: che se Vacuo non vi restasse, nè di concorso nè di moto di ambiente vi sarebbe bisogno. Converrà dunque dire, che pur per violenza, ò contro à natura il vacuo tal’or si conceda (benche l’opinion mia è, che nissuna cosa sia contro à natura salvo che l’impossibile, il quale poi non è mai). Mà quì mi nasce un’altra difficoltà: et è che, se ben l’esperienza m’assicura della verità della conclusione, l’intelletto non resta già interamente appagato della causa, alla quale cotale effetto viene attribuito. Imperoche l’effetto della separazione delle due lastre è anteriore al vacuo, che in consequenza alla separazione succederebbe: e perche mi pare che la causa debba se non di tempo, almeno di natura precedere all’effetto, e che d’un effetto positivo positiva altresì debba esser la causa, non resto capace, come dell’aderenza delle due piastre, e della repugnanza all’esser separate, effetti che già sono in atto, si possa referir la cagione al Vacuo, che non è, ma che harebbe à seguire. E delle cose che non sono, nussuna può esser l’operazione conforme al pronunziato certissimo del Filosofo.

Simp. Mà già che concedete questo Assioma ad Aristotele, non credo, che siate per negargliene un’altro bellissimo, e vero: e questo è che la natura non intraprende à voler fare quello, che repugna ad esser fatto: dal qual Pronunziato mi par che dependa la soluzione del vostro dubbio. Perché dunque à se medesimo repugna essere uno spazio vacuo, vieta la natura il far quello, in consequenza di che necessariamente succederebbe il vacuo; e tale è la separazione delle due lastre.

Sagr. Hora ammesso per soluzione adequata del mio dubbio


B  3 questo