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LETTERE

DI GALILEO




al padre benedetto castelli a roma1


Arcetri, 17 Maggio 1632


      Dice voler mandare a Roma un numero di copie legate del suo Dialogo. — Alla presente risponde il Castelli con sua del 99, autografa (Inedita) in Palatina.      


Non so per qual cagione la S.V. si prenda gusto di mantener viva la speranza in me d’esser nel presente secolo per ottener mai un soldo di quelli immensi tesori, che sì ampliamente si distribuiscono a tanti altri. Di grazia esclami liberamente col verso del Petrarca:


Non sperar di vedermi in terra mai


Ad rem: sono due mesi che feci legare e dorare buona partita de’ miei libri, per inviarli costà a chi si devono: non è stato possibile il mandarli sicuri per le strettezza dei passi2: sono ancora appresso di me, e si manderanno come si possa. Sciolti intendo che ve ne siano penetrati; ma io, giacchè ho fatto la spesa, voglio pur mandarli legati, e intanto non l’altrui desiderio, ma la mia vanità abbia pezienza.

Galileo Galilei — T. VII.
  1. MSS. Gal., Par. I, T. 4, autografa, edita dal Venturi, P. II, p. 115.
  2. In causa del contagio, che allora infieriva.