Pagina:Gandolin - La famiglia De-Tappetti, Milano, Treves, 1912.djvu/86

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Eufemia s’è messa in testa la cuffia, e Agenore ha mangiato le ultime ostie rosse. Policarpo dà il braccio destro alla sua signora, prende per mano il bambino, e scendono in istrada, fra i susurri delle lavandaie, della cicoriara, del norcino e dell’orzarolo, il quale si mette a gridare:

— Fate largo, chè passa il tabernacolo....

Trafelati, con la lingua di fuori, le scarpe piene di fango, i De-Tappetti arrivano al Costanzi, dopo un’ora di cammino.

Ballottato dalle maschere, trascinato in mezzo a ondate di giovanotti, Policarpo conserva, a stento, la sua proverbiale dignità. Dopo una quantità di guai, i coniugi De-Tappetti riescono a penetrare nella platea. La signora Eufemia resta incantata. Dice che le pare di essere in chiesa. Agenore non vede nulla e pretende di salire sulle spalle del babbo. Policarpo resiste, Agenore piange e pesta i piedi. Per farla finita, Policarpo lo prende in collo. Ma una quantità di ma-