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un cuore d’angelo e di leone, un’eroina da illustrare un grande popolo, preda sventurata degli scarafaggi umani, che hanno torturato il canuto genitore, che la torturarono e la prostituirono! Anatema! Maledizione!

E vi è un popolo che si tenne per il maggior di tutti i popoli, i di cui individui apprezzavano il titolo di cittadino romano, non quello di monarca.

Una matrona di quel popolo si teneva maggiore d’una regina, ed avrebbe avuto per disdoro lo esser chiamata tale!

E quel popolo oggi si strugge, si calpesta, muore soffocato per contemplare il grande spettacolo, la solenne conversione, ed infine per ottenere la santa apostolica benedizione dal padre degl’impostori e dei cretini!

Libertà, giustizia, leggi! Io mi copro il volto dalla vergogna di appartenere a questa razza di micchetti che gridano libertà colla museruola alla bocca, o colla cuffia del silenzio sul cranio. — Povera Marzia! dopo la solenne, buffona, infame cerimonia della conversione, il suo carnefice che l’avea vituperata bambina, la fece ricondurre nel convento di S. Francesco da quelle stesse monache, da cui aveva avuto la fortuna di fuggire, e che per vendetta non solo la custodiranno gelosamente, ma gelose della squisita di lei bellezza, la martorieranno con tutta la raffinatezza di cui sono capaci coteste megere che mai conobbero l’amore di madre, o se lo conob-