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CAPITOLO XLVI.

OSTERIA DELLA BELLA GIOVANNA.

L'ardue non temo e l'umili
Non sprezzo imprese.
(Tasso).


Osteria della bella Giovanna, sì! E perchè non potrei narrare anche delle osterie?

Alcuni diranno; ma potevi, stupido che sei, adornare il tuo lavoro con alcuno di quei titoli alto sonanti che di più solleticano gli oziosi e le oziose, giacchè confesserai, esser quella la sola gente che può leggerti, e non coloro che abbiano occupazioni. Per esempio: Grand Hôtel des princes, Grand Hôtel des empereurs! come si vede in tutti i canti della tua cara Nizza. — almeno Albergo non fosse altro: del Leon d’oro o del Tigre d’argento, titoli che soli bastano a riempire lo stomaco sino all’indigestione. Ma osteria! oibò! si vede bene che sei un ex-Dittatore, proletario sino alle ugne. — Eppure, malgrado le opinioni contrarie, io tornerò all’osteria della bella Giovanna che palpita d’amore