Pagina:Garibaldi - I Mille.djvu/35

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capitolo ii 11


E veramente la spedizione dei Mille fu compromessa da quel turpe mercato. E come non doveva essere? Essa doveva sbarcare su d’un’isola, i di cui abitanti sono forse unici per patriottismo e per risoluzione. Ma la Sicilia non aveva meno di cinquantamila scelti soldati, una squadra formidabile che ne difendeva le coste, e i valorosi che s’erano innalzati contro il tiranno, eran decimati dai combattimenti e ridotti agli estremi. Approdar con tutto ciò senza munizioni da guerra e coi mille catenacci che la benevolenza governativa avea concessi, in sostituzione di 15 mila buone carabine, che erano di proprietà nostra, e dal governo sequestrate!

Però — vogate — nobili piroscafi, i Mille non sono gente da tornare indietro — e chi ardisse di consigliarlo, mi starebbe fresco. — Vogate! Vi sono Italiani che si battono contro birri, nostrani o stranieri — che importa! Purissimi o men puri, con più o meno principii; essi vanno in soccorso di pericolanti fratelli.

Principii! Essi Repubblicani veri, ne conoscono due soli: — il bene ed il male — e marciano sul sentiero del bene, del dovere, contro il male! Vogate! giacchè il furore dei malvagi, che preferirono l’infame guadagno all’onore, che monta? Troveremo delle munizioni.

Talamone, S. Stefano, non sono sulla via di Sicilia, ma vi sono fortezze, presidii, e quindi depositi di munizioni da guerra, e le prore del Piemonte e Lombardo si dirigevano verso Tala-