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capitolo lix 363


e le amorose cure e carezze di lei, sembravano galvanizzarlo, lo richiamavano in sè, e da essa sola egli accettava alcuno scarso alimento. Così l’infelice vittima della più orribile delle istituzioni umane, continuò il suo viaggio, dividendo i disagi dei compagni ed i perigli, per cui nessun timore egli sentiva, divenuto impassibile ad una vita di dolori e di miserie.

Che importava al vecchio discendente d’Abramo d’essere colpito da una palla! egli sapeva che bisognava finirla o in un modo o nell’altro, e quando più penibili d’una palla nel cuore, si effettuano modi nella transizione di questo nostro soggiorno sulla terra, per un’altra vita che nessuno conosce, ma che pure è nuova materia sotto forme forse di ceneri o di vermi. Solo un legame lo tratteneva in questo mondo — legame indissolubile, prezioso, dilettevole — l’affetto per Marzia! Per quella bellissima creatura amata da tutti, e da lui idolatrata. Benchè, sventuratamente, nelle tribolazioni e negli ultimi aneliti dell’esistenza, giungasi a tale scetticismo, in cui impallidisce, affievolisce anche il più fervido dei sensi — l’amore! — davanti all’inesorabile legge del destino, tuttavia tale indebolimento della materia e dell’intelligenza non aveva potuto distruggere il senso sublime, che solo teneva in vita il povero vecchio.

Si capisce facilmente quale poteva essere la situazione d’Elia nell’ospedale improvvisato; servire la sua Marzia, sarebbe stata l’intima aspi-