Pagina:Garibaldi e Medici.djvu/8

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E fu somma sventura per Italia nostra il non aver saputo trar profitto dell’abnegazione, del buon volere, dell’eroismo: virtù delle quali diede in quella sciagurata campagna luminose prove il soldato Piemontese.

I pochi Corpi volontari, decimati nelle prime entusiastiche scorrerie alle calcagna del fugato nemico, dispersi alla spicciolata, parte in Tirolo, parte ai fianchi dell’Esercito regolare, guidati da capitani, strenui, se vuolsi, per valore personale, ma inetti a reggersi colle lor fresche reclute in aperta campagna, contro riavutosi agguerrito nemico — erano stati a quell’epoca, da governativa disposizione, richiamati alle rispettive città, coll’intento di migliorarne l’organizzazione.

In mezzo a tanto tramestìo d’uomini e di cose, di quasi sfumate speranze e di fondati timori, di accalorarsi dei partiti, di scalmanate aspirazioni alla famosa fusione, di mal frenati aneliti di pochi, e quasi perseguitati, alla Repubblica... corse voce, subito con immenso giubilo accolta e propalata dai veri liberali, dell’imminente restituirsi in patria di Giuseppe Garibaldi.