Pagina:Garrone-Ragazzoni - Edgar Allan Pöe, Roux Frassati, Torino, 1896.pdf/48

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il Guizot, il Carducci, il Bourget), rivivere negli altri.

Nell’analizzare le opere altrui non ha che un metodo: quello usato a comporre le proprie.

Quindi la violenza nella polemica, quindi l’accanimento morboso della discussione, anche quando l’opera o l’autore non meritavano che l’oblio.

Con certo anonimo che si firmava «Outis» giunse sino a personalità spiacevoli, discutendo lungamente se Longfellow era, o meno, un plagiario, e perdendosi poi in sottigliezze diffuse e talvolta triviali.

Di tale difetto risentono altre sue critiche sui Letterati di New-York e sulle Poetesse Americane, critiche che sollevarono intorno a Pöe un mondo di noie, di pettegolezzi e di contumelie.

Molto migliori sono invece:

L’Apologia del Macchiavelli «l’uomo dal pensiero profondo, dalla grande sagacità, dalla volontà indomita, senza rivali alla sua epoca per la conoscenza, se non del cuore umano, almeno del cuore italiano.» La recensione sul libro di Stephens, Incidenti di viaggio in Egitto, nell’Arabia Petrea ed in Terra Santa, ed un’altra grande quantità di studi, di polemiche, di osservazioni, di note, di articoli.

Il suo capolavoro nel genere è la predizione