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LETTERA SCRITTA
AL SOPRADETTO
M. ABRAMO
Con occasione del Sonetto, et d'alcune Annota-
tioni antecedenti nella Piazza.


MOLTO MAGNIFICO SIGNOR MIO S.
I

O ho voluto quasi à viva forza trovar qualche inventione d'illustrar questa mia Piazza, con la dignità, et splendore del vostro nome celebre hor mai per tutte le parti d'Italia; et quel che la vostra singolar modestia mi ha più volte negato, la mia affettione verso di voi causata da una infinità di meriti vostri se l'hà presonto, con l'occasione d'alcune mie Annotationi inserte nuovamente dentro all'opra, et un sonetto in particolare, che m'è scampato fuori dalla penna all'improviso, non potendo trattenersi più nelle secrete viscere quello affetto, che impetuosamente minacciava ognora di sboccar fuori, malgrado della vergogna, et honesto pudore della buonissima natura vostra. Si che M. Abramo carissimo bisogna, che sopportiate questo eccesso, non essendo stato in mia libertà di ritenere in carcere chiuso quel desiderio ardente; che voleva per ogni modo mostrarmi tutto vostro, et scoprir la mia intentione nell'inserire i nostri pregi in questa Piazza più sitibonda d'havervi per Auttore de' suoi fregi, che gioconda per i fondamenti gettati dal suo Architetto. Io vi confesso però (sapendo che anco il pensier vostro vi dettarà il medesimo) che tutto questo affetto procede da un urgente pensiero interno sopra la salute dell'anima vostra, il cui pericolo mi preme infinitamente, per vedervi nato Hebreo, et per mia fè troppo internato nel sinistro proposito di durare inimico della vera Religione de' Christiani. Mi piace sommamente (poiche il desio che ho havuto di guadagnarmi il vostro amore per la moralità de' vostri costumi, et della vostra egregia disciplina desiderabile al mondo, s'è finalmente con mia sodisfattione immensa effettuato) che voi habbiate occasione di conoscermi per