Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/75

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universale 37

cacciò fuori una volta dell'essercito Romano due milla meretrici, purgando il campo tutto dell'immonditie, e disonsetà, per vera virtù, che nell'anima di lui signoreggiava. Trogo riferisce d'Annibal Cartaginese, che mai prese la castità fra l'innumerabili prede di giovani donne, ornate di bellezza estrema, e meravigliosa. E S. Agostino nel primo libro della Città di Dio, racconta, che Claudio Marcello Consule Romano, volendo dar l'assalto alla Città di Siracusa, fece un'edito perpetuo, che nessun soldato osasse di violare i liberi corpi delle donne, essendo Signore cotinente, e virtuoso. Hippolito figliuol di Theseo è dipinto da Seneca tanto honesto, che pregato con molti scongiuri dalla madregna Fedra, à consentire alle suevoglie prave, e dishoneste, non solamente non cedette alla folle dimanda dell'impudica donna; ma d'indi in poi prese un'odio tanto estremo alle femine, che non potea per modo alcuno soffrire di sentirle nominare, onde dice.

Exodus omine fameminae nomen fugit,
Immitis annos caelibi vita dicat.

Fra l'altre parti, la verità, e la fede né suoi detti illustrano mirabilmente, anco un Signore. E però Francesco Patricio, dove parla del regno, narra, che Isocrate ammonì, il suo Rè, che sopra ogni cosa honorasse la verità, dicendo esser cosa conveniente, che più si debba credere alla parola regia senza giuramento, che a mille giuramenti d'huomini privati. E né proverbi al decimo sesto è scritto dal Savio. Non decet principem labium mendax. Circa la fece è notabile l'essempio d'Attilio Regulo, che volse più presto tornare al supplicio in man de Cartaginesi, che violar la fede data loro del suo ritorno: la onde Sillio Poeta lodandolo disse.

Seramus clarum nomen tua Regule proles,
Qui longum semper fama gliscente per aevum,
Infidelis servasse fidem memorabere paenis.

Commenda Appiano Alessandrino la fede di Sesto Pompeo Magno, che essendo toccato a lui nelle commune riconciliatione fatta presso a Pozzuolo di far una cena a Ottavio Augusto, e a Marcantonio Romano nella sua capitania: Menodoro prefetto della sua armata, mentre i tre campioni Romani erano insieme, aiutò Sesto Pompeo secretamente, che s'ei voleva, havea pensato di farlo, captivando Ottavio, e Marcantonio, Signor dell'universo; a cui rispose quell'honorate parole, ch'ei dovea farlo da se senza dirlo a lui, già con la fede astretto all'osservanza della parola sua. Del Rè Alessandro parimente si legge, che, suadendogli un giorno Parmenone un fatto, ch'era contra l'honore, e la fede regia; rispose, s'io fossi Parmenone, io lo farei, ma, essendo Alessandro, non posso. Per questo il Ferrarese Poeta molto mirabilmente essaltò la fede nel principio di quel canto, che incomincia.

Ne fune intoro crederò che stringa
Soma così, ne così legno chiodo;