Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/82

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41 piazza.

Et all'incontro molti argomẽtano la difformità dell'animo dalla bruttezza del corpo: onde scrive [Planude.]Planude, nella vita d'Esopo. Quale è il corpo, tale è l'anima, et a simil proposito [Martiale.]Martiale disse.

Crine ruber, niger ore, brevis pede, lumine laesus.
Rem magnam praestat, zoile, si bonus est.

E chiaramente alla distintione quadragesima prima, al paragrafo ultimo, è scritto in confermatione di questo. Incṏposito corporis inequalitatẽ indicat mẽtis. Descritte le parti debite e convenienti a un Signore degno di questo celebre, et illustre nome; conseguẽtemente s'intende, che 'l tirano sia quello, c'habbia le paprti opposite, e sia totalmente dato in preda al vitio enorme, e scelerato. [S. Gregorio.] Gregorio Sãto né morali dice, che quello è propriamẽte tirãno, che ottiene nella Republica illegitimamẽte il principato. E [S. Thomaso.] S. Thomaso nel libro De regimine Principũ. insieme cṏ [S. Antonino.]S. Antonino, nella terza parte della somma, al titolo terzo, chiama tiranno ancora quello, che hà legittimo principato, ma si diporta acerbamẽte, et iniquamẽte co' sudditi suoi. Quindi conosca il mṏdo, che nome meriti o di tirãno d'altro colui, c'haverà cercato per mezo di pratiche illecite, et scṏcertate per via di denari, d'amicitie, di doni, di favori, ambitiosamente il principato; e dopo l'ingresso iniquo, et ĩgiusto, sia diporti co sudditi più stranamẽte, che di si possa, imponẽdo ogni dì nove strettezze per regnare angarie, servili servitù essose, taglie acerbissime, e amare; cṏportando latrocinj, dissimulãdo i furti espressi, dissipãdo i beni cṏmuni, levãdo i privilegi cṏsueti, annullãdo gli ordini antichi, cṏfiscãdo i titoli alle persone meritevoli, sublimãdo gl'indegni, bãdẽdo i virtuosi dalle patrie, perseguitãdo i letterati, infamãdo i dotti, cṏservãdo gli ignorati, mantenendo in riputatione gli infami, dãdo libertà a scorretti, imprigionãdo chi nṏ merita, togliẽdo a' vecchi, e dãdo a' giovani, e in sṏma anteponẽdo il vitio, le sceleraggini, l'ignorãza, il dishonore, la sciocchezza, la passione, al bene, all'honestà, alla virtù, alla prudẽza, all'honore, al giusto ĩ ogni cosa. Hor questo tale, in quãto usurpatore del dominio, nṏ solo è indegno per sé di dominare, ma si può (come è il parere d'Antonin Sãto nella terza parte della sua somma) liberamẽte disubidire; e nṏ solo disubidire, ma anco uccidere senza peccato alcuno, da qualunque persona anco privata. Però è lodato da [Tullio.]Tullio né suoi ufficij colui, che uccide un tirãno di questa sorte. E [S. Thomaso.]S. Thomaso nel secṏdo delle sẽtẽze di Tullio cṏ ragione: perché essẽdo il tiranno inimico di tutti acerbo, e ingiusto, tutti ponno pugnare contra di lui giustissimamente, e veder, se si può con la sua morte levar l'atroce tirannia da lui posta in piedi, e mantenuta. Però questo detto s'intende allhora essere vero, quãdo nṏ può farsi ricorso ad altro giudice sopra di lui, et che nṏ si scorga per la sua morte essere imminente maggior danno, e ruina alla Republica, che nṏ era per la sua vita. Per questa ragione dice [Policrate.]