Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1850.djvu/12

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- G chiarirsi intorno al sistema migliore d’istruzione musicale ad uso del popolo, applicabile a masse più o meno considerevoli di allievi, e di renderlo più diffuso. P. (Col prossimo numero il fine) DELL’INDOLE DELL’ARTE MUSICI Attentamente meditando sull’indole delle arti belle, si scorge chiaramente che tutte, immitando la bella natura, aspirano al diletto, e col diletto all’utile, tenendo una via diversa, che l’ima separa dalle altre. I filosofi perciò con senno grandissimo e con molla convenevolezza dissero ciascuna delle arti offerirsi a noi circoscritta da particolari confini, verosimilmente come uno di que’ piccoli stati o paesi, che, insieme con altri, formando un solo medesimo

 impero, benché moderali da un solo

governo, serbano nondimeno i lor costumi, i lor privilegi, i lor nazionali ordinamenti. Quantunque figlie dell’immaginazione e quindi

 consanguinee e sorelle, deriva loro dalla

diversa qualità dei mezzi onde si valgono certa individua specialità di carattere, alla quale, tanto all’artista che le mette in opera, quanto all’erudito che ne ragiona, importa assaissimo di por mente, per non adulterarne e confonderne

 gli officj, trascinandole fuor dal cammino
 che son destinale a percorrere. Nel mondo
 artistico la poesia rappresenta la facoltà

creatrice: l’architettura, lo spazio e l’universo: la musica, il tempo e la spiritualità: la pittura, la luce e le superficie: la scultura, la materia e la consistenza: la danza, il molo e la vita, ogni arte vivrà dunque prosperamente, e produrrà opere perfette, unicamente

 mantenendosi nei limili della propria

admosfera. Soltanto la poesia, nudrice di tutte, e, direi quasi, seconda madre, toglie a ciascuna

 una parte delle individue loro facoltà

per farsene più bella ed efficace; per cui, mentre può dirsi genitrice delle altre per l’opera immaginativa in che tutte si fecondano, attinge dalla musica la melodia del metro e l’armonia dei suoni, dalla pittura la visibilità degli oggetti e la vivacità dei colori, dalla scultura il rilievo e la rotondità delle forme, dall’architettura l’armonia dell’insieme e delle parti, dalla danza la varietà dei movimenti

 e degli atti: perocché la parola, se

non ai sensi, rappresenta tutte codeste cose alla memoria e all’intelletto. Cosiffatta moltiplicità e simultaneità di mezzi è ciò che costituisce la superiorità della poesia. All’incontro la musica, vivente di poesia, come la danza di musica, poco o nulla toglie alla pittura, alla scultura, all’architettura: queste, di ricambio, poco o nulla tolgono alla prima. La pittura e la musica valgonsi ambedue

 di colori ( chiamo cosi per traslato anche
 i suoni musicali): di colori che posson dirsi

consimili per la parità del numero e per le varie degradazioni che li uniscono; ma, nata questa a significare ciò che non ha nè corpo nè figura, quella a raffigurare sol ciò che ha forma e materia, corre quel divario tra loro che passa tra il materiale e l’immateriale: son tra loro differenti, come i sensi su cui esercitano l’azione loro, la vista, cioè, e l’udito. L’una rappresenta, l’altra esprime: domina la prima principalmente sulla materia, poi sul morale; l’altra principalmente sul morale poi sulla materia: quella ha negli oggetti esteriori | un tipo costante su cui regolarsi, e raggiunge il massimo grado della perfezione quando la bella verità è fedelmente inimitata; questa non ha in natura vermi modello al quale conformarsi, e non produce profonde impressioni, se non quando a nulla è simigliarne di ciò che ei era antecedentemente noto. Dicasi ciò del resto ristrettivamente alla forma

 dell’idea melodica ed agli effetti acustici;

chè in quanto all’estetica immitazione, anche la musica ha nella natura il suo modello, che è quello della favella appassionata e del linguaggio declamatorio. Presa da quest’aspetto, la musica eziandio ha non picciola parte d’efficacia immitativa: chè l’arte dei suoni essendo derivala dal canto, il canto essendo nato dalla parola, la parola essendo generata dal bisogno

 d’esprimere le passioni e le idee, la

musica immiterà la natura quando immiterà l’espressione della parola. Anzi, specialità dell’arte musica è quella di aggiungere la soavità del suono oscillato e determinato a quello indeterminato

 della favella, prestando col suono

un colore tutto proprio ed innato alle passioni. Chi ben voglia distinguere perciò l’indole di ciascuna, dirà essere la pittura un’arte eminentemente immitativa, in minor grado espressiva: la musica eminentemente espressiva, in minor grado immitativa; la pittura cercare di preferenza il bello e il naturale; la musica di preferenza il nuovo ed il soave. L’umana natura essendo composta d’anima e di corpo, di morale e di materiale, trovò l’interprete della prima nella musica, quello del secondo nella pittura. Questa, amando la vaghezza delle forme e l’esteriorità, parla al cuore per la via dell’intelletto; quella, vivendo di sentimenti e di passioni, parla all’intelletto per la via del cuore. Quindi la vera disparità delle due arti sorelle, che pure hanno tra loro tanti legami di simpatia, poiché l’una ha sette suoni, l’altra sette colori, ed amendue egualmente aspirano a dilettare i sensi ed a commuovere lo spirito. Se non che, differente essendo l’azione loro, per vario cammino

 del pari debbon essere avviate.

officio quindi primario della musica sarà quello di esprimere le passioni e le idee per modo che l’animo dell’ascoltatore sia dolcemente impressionato non pure dalla soavità dei suoni, ma dalla vera espressione della natura, vale a dire, dal diletto che produce l’estetica immutazione del vero. Il che posto come principio

 dell’arte fondamentale, mal conobbero il

carattere della musica, tanto coloro che pretesero

 voler tutto dipingere e rappresentare coi

suoni, come coloro che fecero dei suoni un semplice lenocinio dell’orecchio. La poca educazione morale, l’imperfetta conoscenza dell’arte e la brama irrequieta del nuovo, trassero soventi volte gli artisti nei campi del falso, del manierato e dello stravagante: ond’è che pochissimi fermi principj illuminarono

 i loro concetti, e molto vaghi ed incostanti

furon gl’intenti che si proposero nelle opere loro. Di maniera che quel colto scrittore del signor Fétis, a cui l’arte dee tanto per le tante cure che le rivolse, nel bel principio del suo compendio storico che antepose alla Biografia Universale degli Artisti Musicali, s’indusse ad affermare la musica un’arte essenzialmente mutabile perchè manchevole d’idee positive. La quale opinione perchè manifestata in un libro assai divulgato, ed avvalorata dal nome di tanto scrittore, parendoci

 che meriti particolar discussione, siccome
 non in lutto appoggiata sul vero, sarà

soggetto di un futuro articolo. G. V. STUDJ sugli organi della voce umana Articolo I.° Un valente medico italiano, il sig. F. Bennati, morto per uno sgraziato accidente a Parigi

 nell’anno 1834, nell’età di soli trentacinque

anni, aveva quattro anni prima presentato a quell’Accademia delle scienze una Memoria sul meccanismo della voce umana e sulle malattie de’ suoi organi, memoria che da quel celebrato Consesso di dotti venne riconosciuta

 meritevole di uno dei premii di medicina

instituiti dal signor De Montyon. La novità infatti dei risultati delie investigazioni

 del dottor Bennati, Io studio lungo e profondo che esse fanno ragionevolmente supporre, le utili applicazioni alla igiene ed alla

cura delle morbosità da cui tanto frequentemente

 trovasi quest’organo affetto, gli acquistarono
 a buon diritto la pubblica riconoscenza, e furono poi le cause che animarono un

anonimo a pubblicarne la traduzione e a renderne

 per tal modo fra noi più comune e più

facile la conoscenza e l’acquisto. Siffatta Memoria, stampala dal Vismara, è intitolata: Studi fisiologici e patologici sugli organi della voce umana, di F. Bennati, dottore in Medicina e Membro di molte società scientifiche. Siccome non tessuta di aride e monotone anatomiche descrizioni, dice nel suo breve proemio il traduttore, e nemmeno di lunghi ed astrusi ragionamenti di fisiologia, quest’opera può riuscir di sommo interesse anche a coloro i quali non furono iniziali nelle mediche

 discipline, mentre vengono con facilità

condotti ad un ragionalo esame dell’organo della voce, delle sue alterazioni e dei modi onde porvi rimedio. AlIa nostra terra poi si dee ritenere quest’opera in ispecial modo consacrala, sì perchè frutto di un ingegno italiano, sì perchè essendo questa la patria del canto, potranno

 i medici, i maestri e gli artisti trarne

i più utili consigli, e venire per essa in cognizione

 di curiosi e nuovi ritrovamenti, i quali

posson ben anco concorrere a perfezionare questa

 nobil arte.

Non è però senza esatte consultazioni degli

 scritti de’ suoi antecessori che il N. A. si

aperse la via ad una nuova ricerca. Studi indefessi, come abbiam detto, e assidue osservazioni

 lo condussero poco a poco alla sua

teoria sul meccanismo di un organo la cui azione è sommamente meravigliosa e, sino ad ora, assai poco studiala. Stabilita siffatta teoria, ei ne riunì gli elementi, non tralasciando peraltro di far conoscere

 come presso gli antichi, ed anche appo i moderni, tal soggetto fosse trattato imperfettamente, secondo le mire che il N. A. sera

proposte. Se non che, per ben riescire all’intento, bisognava che l’osservatore fosse insieme fisiologo

 e conoscitore di musica; che si fosse

particolarmente dedicato allo studio del canto; che fosse provveduto di un organo il quale a Itti concedesse d’intraprendere ad ogni istante Osservazioni sopra sè stesso; finalmente che col mezzo delle sue relazioni e de’ suoi viaggi gli fosse riescilo facile l’esaminare le persone che potevano porgergli argomento di studio. Tali furono le condizioni nelle quali trovossi appunto il dottor Bennati. Sino dall’anno 1821, col mezzo del signor Gallini, professore di fisiologia nell’U