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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ERBA Ed io codesta idea - davvero non l’approvo Nò per quanto si dica - dal mio parer mi movo. Adoperar l’orchestra - va ben per qualche volta, Ma poi tanto frastuono - ristucca chi l’ascolta: La vera e buona musica - fu scritta sol pel piano; Così non s’ha a ricorrere - al solito baccano Bando alla piena orchestra, - che reca tanto impiccio: La sinfonia non vale - la fantasia, il capriccio. Che ambrosia! d’un buon piano - gustare i dolci suoni,. E le brillanti scale, - le belle variazioni! E poi la è cosa vecchia, - da tutti la si sa, Che il piano rappresenta - la nostra civiltà. SALA Si aggiunga che i Prussiani - preser col piano i forti... E i Prussian son civili - lo sanno i vivi... e i morti. ERBA Dunque per farla corta - senza farmene un merto, Propongo che nel prossimo - nostro grande concerto, Si suoni tutta musica - per quattro pianoforti! SALA Oh! Dio! se ciò s’avvera - siam bell’e tutti morti. E questo un piano in erba. erba (con fòrza) Protesto! pestagalli (con maggior forza) Anch’io protesto! Prima di dar concerti - vuoisi pensare al resto! Si fabbrichi un locale: - la nostra società Ha d’uopo d’una sala - che sia sua proprietà. SALA Che sala va cercando?... - è desto, o parla in sogno? Dove son io, di sala - non ve n’è mai bisogno! pestagalli (riscaldandosi) Non creda, mio signore, - di farmi ammutolire L’arguzia de’ suoi motti - coll’obbligarmi a udire. Ripeto ch’è ornai tempo - che cessi il provvisorio, Noi siam tutti basati - proprio sull’illusorio: Ripeto ch’è ridicolo - veder di quando in quando Andar attorno i soci - la sala mendicando!... Sappian, signori miei, - non sempre c’è la bazza: E qualche giorno poi - ei troveremo in piazza. SALA Potremo ben ricorrere - allora alla parrucca. pestagalli (impazientito) Davver con questo spirito - direi che la mi stucca! PRESIDENTE Si calmino, signori, - nè usciam dalla quistione; Parliamci un po’ sul serio, - parliamci colle buone. Per fare un bel programma - siam qui adunati apposta. STRUTH Con matita e con penna - sostengo la proposta. ALBERTI Il nostro buon Pollini - non vedo qui presente. SALA Egli ha cento ragioni; - sarebbe un imprudente Se in questi giorni sacri - all’orgia, all’allegria, Andasse vagolando - per questa o quella via. Coll’appetito monstre - dei milanesi in festa Risicano i pollini - di perdere la testa! PISA Un programma... un programma... - sta ben, signori cari, Ma faccio una dimanda: - come stiamo a danari? Non facciam troppo presto - per non far conti in fallo: Vorrei su tal quistione - porci ben a cavallo. SAI.A Porci a cavallo!... appoggio. - Questo, ne sono certo, Fia spettacol più grato, - più raro d’un concerto. Simonetta (con entusiasmo) Cavallo!?... eccomi qua - con elmo, lancia e spada! Nè temano, signori, - che da cavallo io cada. Offro con tutto il cuore - questo mio personale: Mi fece suo dragone - la Banca Nazionale. PRESIDENTE Riconoscente accetto - la sua gentile offerta: S’abbia quindi signore, - le grazie che si merta. Ma intanto ho rimarcato - che il Vice-Presidente Cavalier Mazzucato - non disse ancora niente. MAZZUCATO A dire il ver, signori, - tacer mi giova, ed oso Chiamare il mio silenzio - un silenzio prezioso, In quanto che tacendo, - da osservatore serio, Delle opinioni varie - posso farmi un criterio; Però, se mi permettono, - ancor preferirei Lasciare un po’ discorrere - gli altri colleghi miei. CHIUSI Mi pare che parole - ne fur dette abbastanza Senza nulla concludere... - intanto il tempo avanza Ed io non ho potuto - dir loro il mio pensiero Che nel cervello scalpita, - indocile corsiero; Così, con mio stupore, - contro il costume usato Udii molti a parlare... - ma io non ho parlato. Mi spiace: non potei - dir loro da principio, Che impazienti mi attendono - al nostro municipio: Inoltre da stamane - perfin mi si dimanda Presso la Direzione - di questa nostra banda: Nè basta: un po’ più tardi - mi toccherà d’andare A confortar d’un guardo - la Banca popolare Con tanti e tanti impegni - non vo’ lasciare intanto Dimentica la scuola - popolare di canto... Infin, tutti mi cercano, - mi vogliono, mi bramano, Factotum di Milano - di qua, di là, mi chiamano. Non posso farmi in quattro: - m’usin la cortesia Di troncar la seduta, - lasciandomi andar via. PRESIDENTE Aspettino, signori, - restino un poco ancora... Cinque minuti chiedo, - suvvia, non chiedo un’ora! SALA E noi che speravamo - d’essere liberati!... presidente (con sorriso paterno) Ma, se lo son dal carcere - saran da me alloggiati. SALA Ma infin, questo concerto - daranno, o non daranno? Con certi lo combinano, - con altri non lo fanno,.. POSS Si replichi Peethoffen PRESIDENTE Oh! sì, se fossi matto! ERBA Ci voglion pianoforti! poss (indignato) Ci vuole il mio ritratto! pestagalli (violentemente) Occorre far la sala! Pisa (persuasivo) Ci vogliono danari! CHIUSI Mi lascino parlare - colleglli miei preclari! STRUTH Con penna... pestagalli (interrompendo) Basta, basta, - ei fa diventar gialli! STRUTH Permetta ch’io le tica - golleca Pestacalli... SALA Ma bene!... ei lo dichiara - con tal prezioso dato Dell’ottimo Briziano - socio cointeressato! MAZZUCATO Ora che i lor pareri - ho proprio ben sentito Tacciano un po’, m’ascoltino, - ho un bel concetto ardito. Credo prima opportuno - dir loro le ragioni Per cui stimo prudente... SALA Si suoni o non si suoni, Io me ne vado. ERBA Anch’io. MAZZUCATO Ma se nessun mi ascolta!... CHIUSI E meglio che il programma - si faccia un’altra volta. POSS Ma dunque il gran Peethoffen - si replica sì, o no? Che dirà mai Filippi? PRESIDENTE Codesto poi noi so, Ma molti ornai partirono - e in numero non siamo: Fia ben che la seduta - per ora proroghiamo.