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xii Prefazione

giurisprudenza cavalleresca, frutto di una esperienza di otto lustri di pratica in materia di vertenze d’onore.

Il sentimento di lealtà scrupolosa, che nel passato era il carattere principale delle vertenze cavalleresche, si è affievolito tanto, da scomparire quasi completamente. Purtroppo codesto abbassamento morale nelle questioni d’onore oggi si approssima allo zero. Le vertenze spesso mascherano con la forma cavalleresca fini non sempre confessabili; e i mezzi adoperati per risolverle, sovente hanno poco da invidiare alle mene losche della malavita e della teppa.

Individui notoriamente mantenuti da vecchie cialtrone; persone convinte di aver corretto sapientemente la fortuna avversa nel giuoco; signori che vivono di ripieghi, perseguibili dal Codice penale, si intrufulano in quello cavalleresco: dettano legge di onore; s’impancano Catoni e bistrattano il più nobile carattere della personalità umana: l’onore, e non sanno com’è fatto.

È gente surta dal fango morale, che profitta di qualsiasi occasione per sbraitare, insultare, magari aggredire le persone da bene, perchè ritiene essere codesto il mezzo più vantaggioso per far credere ch’essa non appartiene alla classe dei farabutti, nella quale da tempo l’ha collocata l’opinione pubblica. Guai a chi fa intoppo alle sue mire disoneste!

A mie spese ho imparato quanto sia pericoloso attraversare i disegni loschi di codesti briganti in marsina. Ho resistito, lottato e, quando l’ho potuto, smascherato codesta ciurmaglia cavalleresca. Ma che cosa possono fare pochi onesti coraggiosi contro tanti