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     120E ne la scelta de i destrier pur anco
Vuolsi ogni studio usar, e quelli poi
Fin da’ prim’anni custodir che scelti
Avrai le razze a propagar. Tra questi
Sono i leardi in molto pregio, e i bai,
125Negletto e vile il cinericcio e il falbo.
Se generoso è d’indole il polledro,
Giovinetto il vedrai tosto pe i campi
Passeggiar alto, e la pieghevol zampa
Mollemente posar: primo ei nel corso
130La via divora, e a perigliosi guadi
Intrepido s’avventa, e ignoto ponte
Osa calcar con franco piè, nè vano
O subito romor l’arresta, o scuote.
Erta e ricurva ha la cervice, il capo
135Sottil, tonda la groppa, asciutto il fianco,
Polputo e largo l’animoso petto.
Chè se improvviso suon d’armi, o di tromba
Da lungi ascolta, impetuoso, ardente
S’agita, e star non sa, drizza le orecchie,
140E trema, e sbuffa da le nari il foco.
Sovra l’omero destro ondeggia sparso
Il foltissimo crin, doppia sul dorso
Appar la spina, e irrequïeta e dura
Batte e scava il terren l’unghia sonante.
145Tal fu Cillaro un dì, domo dal freno