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610Lavoro esige, a cui sudore, o cura
Non è, che basti mai: chè ogni anno è d’uopo
Smover più volte e rivangar la terra,
E senza posa le tenaci zolle
Romper co i rastri, ed il soverchio lusso
615De le frondi troncar: giorno di tregua
L’agricoltor non ha, nuova rinasce
Fatica ognor; su l’orme stesse in cerchio
Volgesi l’anno, e con perpetuo giro
I giorni si rinnovano, e i lavori.
620Ed anco allor, che l’ultime sue foglie
Gittò la vigna, ed aquilon de i boschi
Spogliò le chiome, il buon cultor le cure
A l’anno che verrà provvido estende,
E co la falce a fior di terra assale
625L’ignuda arida vite, e i vecchi tralci
Tronca, e potando la riforma e assetta.

     Primo ad arar sarai, primo già i secchi
Sarmenti ad abbruciar, e primo i pali
A trasportar da la spogliata vigna;
630Ultimo in vece a vendemiar: due volte
Cresce a le viti il pampinoso ingombro,
E due dei tralci al piè pullula ogni anno
D’erbe e di vepri soffocante selva.
E a l’uno e a l’altro mal dura fatica