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324 LA GERUSALEMME

LVI.


     Sol con la faccia torva e disdegnosa
Tacito si rimase il fer Circasso:
A guisa di leon, quando si posa,
444Girando gli occhj, e non movendo il passo:
Ma nel Soldan feroce alzar non osa
Orcano il volto, e ’l tien pensoso e basso.
Così a consiglio il Palestin tiranno
448E ’l Re de’ Turchi, e i cavalier quì stanno.

LVII.


     Ma il pio Goffredo la vittoria e i vinti
Avea seguiti, e libere le vie:
E fatto intanto ai suoi guerrieri estinti
452L’ultimo onor di sacre esequie e píe.
Ed ora agli altri impon che siano accinti
A dar l’assalto nel secondo díe:
E, con maggiore e più terribil faccia,
456Di guerra i chiusi barbari minaccia.

LVIII.


     E perchè conosciuto avea il drappello,
Ch’ajutò lui contra la gente infida,
Esser de’ suoi più cari, ed esser quello
460Che già seguì l’insidiosa guida:
E Tancredi con lor, che nel castello
Prigion restò della fallace Armida;
Nella presenza sol dell’Eremita
464E d’alcuni più saggj a se gl’invita.