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254 LA GERUSALEMME

XXXII.


     Sol contra il ferro il nobil ferro adopra,
E sdegna negl’inermi esser feroce:
E quei ch’ardir non armi, arme non copra,
252Caccia col guardo, e con l’orribil voce.
Vedresti, di valor mirabil opra,
Come or disprezza, ora minaccia, or nuoce;
Come con rischio disegual fugati
256Sono egualmente pur nudi ed armati.

XXXIII.


     Già col più imbelle volgo anco ritratto
S’è non picciolo stuol del più guerriero
Nel Tempio che, più volte arso e rifatto,
260Si noma ancor, dal fondator primiero,
Di Salomone; e fu per lui già fatto
Di cedri, e d’oro, e di bei marmi altero.
Or non sì ricco già; pur saldo e forte
264È d’alte torri, e di ferrate porte.

XXXIV.


     Giunto il gran Cavaliero ove raccolte
S’eran le turbe in loco ampio e sublime;
Trovò chiuse le porte, e trovò molte
268Difese apparecchiate in su le cime.
Alzò lo sguardo orribile, e due volte
Tutto il mirò dall’alte parti all’ime,
Varco angusto cercando; ed altrettante
272Il circondò con le veloci piante.