Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/339

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CANTO VIGESIMO. 309

LIX.


     Poichè sdegnossi in fuggitivo dorso
Le nobil’ire ir consumando invano;
Verso la fanteria voltò il suo corso,
468Ch’ebbe l’Arabo al fianco, e l’Africano;
Or nuda è da quel lato, e chi soccorso
Dar le doveva, o giace od è lontano.
Vien da traverso, e le pedestri schiere
472La gente d’arme impetuosa fere.

LX.


     Ruppe l’aste, e gl’intoppi, e ’l violento
Impeto vinse, e penetrò fra esse:
Le sparse, e le atterrò: tempesta o vento
476Men tosto abbatte la pieghevol messe.
Lastricato col sangue è il pavimento
D’arme e di membra perforate e fesse:
E la cavalleria correndo il calca
480Senza ritegno, e fera oltra sen valca.

LXI.


     Giunse Rinaldo ove, sul carro aurato,
Stavasi Armida in militar sembianti:
E nobil guardia avea da ciascun lato
484De’ baroni seguaci, e degli amanti.
Noto a più segni, egli è da lei mirato
Con occhj d’ira e di desio tremanti.
Ei si tramuta in volto un cotal poco:
488Ella si fa di gel, divien poi foco.