Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/62

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48 LA GERUSALEMME

L.


     Ma poi che intepidì la mente irata
Nel sangue del nemico, e in se rivenne,
Vide chiuse le porte, e intorniata
396Sè da’ nemici: e morta allor si tenne.
Pur veggendo ch’alcuno in lei non guata,
Nov’arte di salvarsi le sovvenne.
Di lor gente s’infinge, e fra gl’ignoti
400Cheta s’avvolge; e non è chi la noti.

LI.


     Poi, come lupo tacito s’imbosca
Dopo occulto misfatto, e si desvia:
Dalla confusion, dall’aura fosca
404Favorita e nascosa ella sen gía.
Solo Tancredi avvien che lei conosca.
Egli quivi è sorgiunto alquanto pria;
Vi giunse allor ch’essa Arimone uccise:
408Vide, e segnolla, e dietro a lei si mise.

LII.


     Vuol nell’armi provarla: un uom la stima
Degno, a cui sua virtù si paragone.
Va girando colei l’alpestre cima
412Verso altra porta, ove d’entrar dispone.
Segue egli impetuoso; onde assai prima
Che giunga, in guisa avvien che d’armi suone
Ch’ella si volge, e grida: o tu, chè porte,
416Chè corri sì? Risponde: guerra, e morte.