Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/41

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sul margine superiore del foglio alcune lineette ondeggiate, e volgendosi al medico col sorriso più sereno:

«Grazie del buon suggerimento, gli disse; ora che il lavoro è compiuto, posso mettermi a letto col cuore tranquillo. Da dieci mesi non ho mai gustato il bisogno del sonno come in questo momento».

Il medico, come era usato di fare ogni mattina, portò la mano al polso del signore, e parve molto sorpreso di trovarlo in piena calma.

— Sono guarito! — disse il signore levandosi in piedi — l’Abrakadabra è spiegato... Esso è qui... su questo foglio — e quando mi piaccia, io potrò leggerlo all’universo e farlo comprendere a tutti.

— Che!... queste linee?... questi geroglifici?...

— Sono la storia dell’avvenire — sono la soluzione del grande problema mondiale — disse il signore coll’accento della convinzione più serena. — A rivederci... domani... volevo dire... stassera...!... fa di invitare tutti i nostri conoscenti... Che tutti prendano parte alla festa!... Io sono guarito!... perfettamente guarito!

Il signore piegò il foglio, se lo pose in tasca, ed uscì per avviarsi alla sua camera da letto.

Il medico e i due domestici stettero parecchi minuti a guardarsi in faccia; né potevano riaversi dalla sorpresa.

— Ch’egli sia guarito davvero? pensò il medico. Tanto meglio! Io avrò guadagnato della celebrità a buon mercato... e in pochi anni potrò avere il mio posto alla direzione della Senavra!... Così va il mondo, e bisogna lasciarlo andare così per il meglio di tutti!

Il nostro medico aveva assorbito il sistema filosofico dell’Abrakadabra senz’avvedersene.

Per tutta la giornata il signore fu invisibile. I domestici, inquieti, più volte avevano spiato all’uscio della