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andar vicino a casa. Tutti domandano: «Dove si va?» Ma ancora la notizia non è arrivata fino a noi. Altri si mostrano dolenti, e tanto più per la partenza precipitosa. «Per i militari è così», dice uno con tristezza rassegnata. Noi cerchiamo di alzare il tono. «Voialtri siete quelli che devono essere sempre vigili e pronti». — Uno dice: «Noi siamo dappertutto a casa nostra». — «Sì, figliuoli, tutta l’Italia, ormai, è casa vostra».

Intanto, il primo camion è arrivato, in mezzo alla folla di soldati addensati davanti alla porta della contumacia. Si rinnovano i saluti e tutto il resto. I primi salgono, bene o male, nell’antro scuro. Poi arrivano quelli in barella.

I soldati che non han da partire salutano a gran voce. Si scambiano motti in tutti i dialetti. Uno dei rimanenti grida: «Noi andremo a trovar la vittoria in trincea!» «Addio, bersaglieri!» «Addio, artiglieria!» Da una finestra lontana arriva come un soffio un’esile voce di donna: «Viva l’Italia!»

II primo camion è partito, arriva il secondo. Ricominciano i saluti, gli auguri, i rimpianti. Il nuovo antro scuro ne inghiotte altri quindici.

Scende il crepuscolo. I rumori diminuiscono. Ora si ode più chiaro l’appello...

A notte son partiti tutti.

O donne ignote, che li riceverete alla vostra volta, accoglieteli, assisteteli, con intelletto d’amore. Trovino in voi aiuto e conforto non solo, ma fede, altresì, e volontà, e fortezza, per la nuova ora del dovere.