Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/127

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dell'impero romano cap xiii. 121

fiumi, che servivano di confini all’Impero, erano molto più importanti e difficili oggetti. La politica di Diocleziano, la quale presedeva ai consigli dei suoi Colleghi, provvide alla pubblica tranquillità, fomentando lo spirito di dissensione fra i Barbari, ed accrescendo le fortificazioni dei Romani confini. Egli stabilì nell’Oriente una linea di campi militari dall’Egitto ai dominj Persiani, ed acquartierò in ogni campo un adeguato numero di truppe, comandate dai rispettivi loro Uffiziali, e fornite di ogni sorta di armi tratte dai nuovi arsenali, che avea eretti in Antiochia, in Emesa, ed in Damasco1. Nè fu l’Imperatore meno vigilante a cautelarsi contro il ben noto valore dei Barbari dell’Europa. Dalla foce del Reno a quella del Danubio furono diligentemente ristabiliti gli antichi accampamenti, le città, e le fortezze, e ne furono molto abilmente costruite altre nuove nei luoghi più esposti: fu introdotta la più esatta vigilanza tra le guarnigioni della frontiera, e fu posto in uso ogni espediente che render potesse salda ed impenetrabile la lunga catena delle fortificazioni2. Fu raramente violata una così rispettabil barriera, e spesso i Barbari tra loro gli uni contro gli altri rivolsero il lor deluso furore. I Goti, i Vandali, i Gepidi, i Borgognoni, gli Alemanni dissiparono scambievolmente le proprie forze con di-

  1. Giovanni Malela, nella Cron. Antiochen. tom. I p. 408, 409.
  2. Zosim. l. I. p. 3. Questo Storico parziale sembra che celebri la vigilanza di Diocleziano colla mira di far vedere la negligenza di Costantino. Sentiamo l’espressioni d’un oratore: „nam quid ego alarum et cohortium castra percenseam, toto Rheni et Istri et Euphratis limite restituta„ Panegyr. vet. IV. 18.