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314 storia della decadenza

pagamento. Questa generale stima de’ sussidi era proporzionata a’ reali o immaginari bisogni dello Stato; ma ogni volta che la spesa eccedeva la rendita, o questa era minore del computo che se n’era fatto, s’imponeva sul popolo una nuova tassa col nome di superindizione, e si comunicava il più pregevole attributo della sovranità a’ Prefetti del Pretorio, che in alcuni casi potevano provvedere alle non prevedute e straordinarie occorrenze del pubblico servizio. L’esecuzione di queste leggi (l’entrare nel minuto ed intricato ragguaglio delle quali sarebbe troppo noioso) consisteva in due diverse operazioni; vale a dire nel dividere l’imposizione generale nelle proporzionate sue parti, nelle quali si tassavano le province, le città, e gl’individui del Mondo Romano; e nell’esigere le varie contribuzioni degl’individui, delle città e delle province, finattanto che le raccolte somme fossero poste negl’Imperiali tesori. Ma siccome il conto fra il Monarca ed il suddito era sempre aperto, e la nuova richiesta precedeva l’intero pagamento dell’antecedente obbligazione, così dalle stesse mani muovevasi la grave macchina delle Finanze per tutto il giro dell’annua sua rivoluzione. Tutto ciò, che v’era d’onorevole o d’importante nell’amministrazione delle pubbliche rendite, commettevasi alla saviezza dei Prefetti e dei loro Provinciali rappresentanti; alle funzioni lucrose avea diritto una folla di uffiziali subordinati, alcuni de’ quali dipendevano dal Tesoriere, altri dal Governatore della Provincia; e nelle inevitabili dispute d’un ambigua giurisdizione avevano frequenti occasioni di contendersi fra loro le spoglie del popolo. Gli uffizi laboriosi, che non potevan produrre che invidia e rimproveri, pericoli e spese, appoggiavansi ai Decurioni, che formavano i corpi delle città, e che