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glianza subito che il tributo si fondava sul principio di un’imposizione reale non già personale. Si univano più indigenti cittadini a comporre un sol capo, o una parte della tassazione; mentre un ricco Provinciale in proporzione delle sue sostanze, rappresentava egli solo varj di questi enti immaginari. In una poetica supplica, diretta ad uno degli ultimi e più meritevoli fra i Principi Romani, che regnava nella Gallia, Sidonio Apollinare rappresenta il suo tributo sotto la figura d’un triplice mostro, del Gerione delle Greche favole, e prega il nuovo Ercole a graziosamente degnarsi di salvargli la vita con tagliare i tre capi di quello1. La fortuna di Sidonio era molto superiore alla ricchezza ordinaria d’un poeta, ma se egli avesse proseguito l’allusione, avrebbe dovuto rappresentare molti de’ nobili Galli con i cento capi della formidabile Idra, che si estendevano sulla superficie del paese, e divoravano la sussistenza di cento famiglie.

II. La difficoltà di pagare un’annua somma di circa nove lire sterline per la tassa di capitazione della Gallia può apparire ancor più evidente, se facciasene il confronto col presente stato della medesima, in un tempo ch’è governata dall’assoluto Monarca d’un popolo industrioso, ricco ed affezionato. Le tasse di Francia nè per timore nè per lusinghe si posson fare oltrepassare l’annuale somma di diciotto milioni di lire sterline,

  1. Geryones nos esse puta, monstrumque tributum
    Hinc capita ut vivam tu mihi tolle tria.

    Sidon. Apoll. Carm. XIII. La riputazione del P. Sirmonde mi faceva sperare maggior soddisfazione nella sua nota a questo notevol passo (p. 144) di quella che vi ho trovata. Le parole suo vel suorum nomine dimostrano l’ambiguità del Comentatore.