Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/408

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402 storia della decadenza

do fu decisa la vittoria in favor di Costanzo, il dipendente di lui collega divenne meno utile e men formidabile. Rigorosamente e con sospetto si esaminava ogni circostanza della sua condotta, e fu segretamente risoluto o di privar Gallo della porpora, o almeno di farlo passare dall’indolente lusso dell’Asia a’ travagli e pericoli d’una guerra in Germania. La morte di Teofilo, Consolare della Provincia della Siria, che in un tempo di carestia era stato trucidato dal popolo d’Antiochia colla connivenza e quasi ad insinuazione di Gallo, fu giustamente sentita non solo come un atto di sfacciata crudeltà, ma come un pericoloso insulto contro la maestà suprema di Costanzo. Due ministri d’illustre grado, cioè Domiziano, Prefetto Orientale, e Monzio, Questore del Palazzo, ebbero per una special commissione la facoltà di visitare e riformare lo Stato dell’Oriente. Fu data loro istruzione di portarsi verso Gallo con moderazione e rispetto, ed impegnarlo colle più blande arti della persuasione a condiscendere all’invito del suo fratello e collega. L’inconsideratezza del Prefetto rendè vane queste prudenti misure, ed accelerò la di lui rovina ugualmente che quella del suo nemico. Al suo arrivo in Antiochia, Domiziano passò altieramente avanti alle porte del Palazzo, e adducendo un leggiero pretesto d’indisposizione, si tenne più giorni in un ostinato ritiro per preparare un memoriale, che trasmise alla Corte Imperiale. Cedendo finalmente alle pressanti sollecitazioni di Gallo, il Prefetto condiscese a prender posto in Consiglio; ma il primo passo, che fece, fu di significare un breve e superbo mandato, in cui si diceva, che Cesare immediatamente andasse in Italia, minacciando, ch’egli stesso avrebbe punito la sua dilazione