Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/151

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dell'impero romano cap. xxi 147

presa di Siriano piuttosto come una vantaggiosa irruzione, che come un’assoluta conquista. Le altre Chiese della città profanate furono con simili oltraggi: e per lo spazio almeno di quattro mesi Alessandria fu esposta agl’insulti d’un licenzioso esercito, stimolato dagli Ecclesiastici di un’ostile fazione. Furono uccisi molti Fedeli, che meritar potrebbero il nome di martiri, se non si fossero provocate nè vendicate le loro morti; si trattarono con crudele ignominia e Vescovi e Preti; furono spogliate nude delle sacre Vergini, battute, e violate; le case di ricchi cittadini furono poste a sacco; e sotto la maschera di religioso zelo, impunemente, ed eziandio con applauso si soddisfecero l’incontinenza, l’avarizia, ed il privato rancore. I Pagani d’Alessandria, che formavan sempre un copioso e malcontento partito, furono facilmente persuasi ad abbandonare un Vescovo, che essi temevano insieme e stimavano. La speranza di alcuni particolari favori, ed il timore di restare involti nelle generali pene di ribellione gl’impegnarono a prometter la loro assistenza al famoso Giorgio di Cappadocia, destinato successor d’Atanasio. L’usurpatore, dopo d’essere stato consacrato da un Sinodo Arriano, fu posto sulla Sede Episcopale dalle armi di Sebastiano, che era stato dichiarato Conte d’Egitto per eseguire quell’importante disegno. Il tiranno Giorgio, nell’uso del potere, non meno di quel che aveva fatto nell’acquisto di esso, trascurò le leggi della religione, dell’umanità e della giustizia; e le medesime scene di violenza e di scandalo, che si erano rappresentate nella Capitale, ripetute furono in più di novanta città Episcopali dell’Egitto. Incoraggiato dal successo, Costanzo avventurossi ad approvare la condotta dei suoi mi-