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28 storia della decadenza

del quale, o per zelo o per interesse, era addetta alla causa della fazion vittoriosa1. Pare che egli pubblicasse le sue Morti de’ Persecutori a Nicomedia circa tre anni dopo la vittoria di Roma; la distanza però di mille miglia e di mille giorni concede un vasto campo all’invenzione de’ declamatori, alla credulità del partito ed alla tacita approvazione dell’Imperatore medesimo, che poteva senza sdegnarsi prestare orecchio ad una maravigliosa novella ch’esaltava la fama, e promoveva i disegni di lui. Anche in favor di Licinio, che tuttavia dissimulava la sua animosità contro i Cristiani, l’istesso Autore produsse una simile visione, indicante uno specie di preghiera, che fu comunicata da un Angelo, e ripetuta da tutto l’esercito prima d’attaccare le legioni del tiranno Massimino. La frequente ripetizione de’ miracoli, quando non sottomette la ragione umana, non serve che ad irritarla2;

  1. Caecil. de M. P. c. 44. Egli è certo che questa istorica declamazione fu composta e pubblicata, mentre Licinio Sovrano dell’Oriente conservava sempre l’amicizia di Costantino e de’ Cristiani. Ogni lettore di buon gusto si deve accorgere, che lo stile è d’un carattere molto diverso ed inferiore a quel di Lattanzio, e tale in fatti è il giudizio del Clerc e del Lardner, (Bibl. anc. et mod. Tom III. p. 438 Credibil. del Angelo ec. P. 2 vol. II. p. 94). Quelli, che son per Lattanzio, deducono tre argomenti di tale opinione dal titolo del libro e da’ nomi di Donato e di Cecilio. Vedi il P. Lestocq (T. II. p. 46-60). Ciascheduna di queste prove presa da se è debole e mancante, ma l’unione di esse ha gran peso. Io sono stato spesso dubbioso, e seguiterò senza darmene altro pensiero il MS. Colbertino, chiamando l’A. chiunque siasi Cecilio.
  2. Caecil. de M. P. c. 46. Par che sia ragionevole l’osservazione di Voltaire (Oeuvr. Tom. XIV. p. 307), che