Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/327

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dell'impero romano cap. xxiv. 323

tuto renderla desiderabile; ma Libanio provò il particolar dispiacere di sopravvivere alla religione ed alle scienze, alle quali consacrato aveva il suo genio. L’amico di Giuliano dovè con isdegno essere spettatore del trionfo del Cristianesimo; ed il superstizioso suo spirito, che oscurava il prospetto del Mondo visibile, non inspirò a Libanio alcuna viva speranza della felicità e della gloria celeste1.

[A. D. 363] La marziale impazienza di Giuliano l’indusse a mettersi in campagna al principio della primavera; e licenziò con disprezzo e con rimproveri il Senato di Antiochia, che accompagnò l’Imperatore al di là dei confini del suo territorio, nel quale aveva egli risoluto di non tornare mai più. Dopo una faticosa marcia di due giorni2 si fermò il terzo a Berea, ovvero Aleppo, dov’ebbe la mortificazione di trovare un Se-

    del settantesimo sesto anno della sua età, anno 390, e sembra, che alluda ad alcuni avvenimenti d’una data eziandio posteriore.

  1. Libanio ha fatta la vana e prolissa, ma curiosa narrazione della sua vita (Tom. II. p. 1-84. Ed: Morell.), della quale ci ha lasciato Eunapio (p. 130-135) un breve e svantaggioso ragguaglio. Fra’ moderni il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. IV. p. 571-576), il Fabricio (Bibl. Graec. Tom. VII. p. 378-414), e Lardner (Testim. Pagan. T. IV. p. 127-163) hanno illustrato il carattere e gli scritti di questo celebre Sofista.
  2. La strada da Antiochia a Litarbe, nel territorio di Calcide, per monti e per paludi, era estremamente cattiva; e le pietre slegate non avevano altro cemento che la sabbia. Juliano Epist. XXVII. Egli è molto strano che i Romani trascurassero la gran comunicazione fra Antiochia e l’Eufrate. Vedi Wesseling. Itiner. p. 290. Bergier. Histoire des grands Chemins Tom. II. p. 200.