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vera virtù, così l’apparente pietà di Costantino (se pure a principio fu solo apparente) potè a grado a grado per la forza della lode, dell’abito e dell’esempio ridursi ad una seria fede, e ad una fervorosa divozione. I Vescovi e Dottori della nuova setta, l’abito ed i costumi de’ quali non eran molto adattati per comparire in una Corte, furono ammessi alla mensa Imperiale; essi accompagnavano il Monarca nelle sue spedizioni, e l’ascendente, che uno di loro, Egizio o Spagnuolo1 che fosse, acquistò sopra di lui, attribuivasi da’ Pagani all’effetto della magia2. Furono ammessi all’amicizia e famigliarità del Sovrano tanto Lattanzio, che adornò i precetti del Vangelo colla eloquenza di Cicerone3, quanto Eusebio, che in servigio della Religione adoprò la dottrina e la filosofia de’ Greci4; e questi abili maestri di controversie potevano pazientemente aspettare le facili ed op-

  1. Questo favorito era probabilmente il grande Osio Vescovo di Cordova, che preferiva la cura pastorale di tutta la Chiesa al governo d’una diocesi particolare. Atanasio (T. I. p. 703) rappresenta il suo carattere magnificamente, quantunque in breve. Vedi Tillemont, Mem. Eccles. Tom. VII. p. 524-561. Osio fu accusato forse ingiustamente di essersi ritirato dalla Corte con molto abbondanti ricchezze.
  2. Vedi Eusebio in vit. Const. passim, e Zosimo l. II, p. 104.
  3. Il Cristianesimo di Lattanzio era d’una specie morale, piuttosto che misteriosa. Erat paene rudis (dice l’ortodosso Bull) disciplinae Christianae, et in rethorica melius quam in theologia versatus. Defens. Fid. Nic. sect. II c. 14.
  4. Il Fabricio colla solita sua diligenza ha raccolto una lista di tre in quattrocento Autori, citati nella Preparazione Evangelica d’Eusebio, Vedi Bibl. Graec. l. V. c. 4. T. VI. p. 37-56.